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			La contrapposizione fra opposte 
			fazioni è connaturale agli esseri umani ma indubbiamente gli 
			italiani hanno una speciale propensione alla polemica e provano 
			maggior soddisfazione nel denigrare le scelte o le preferenze del 
			vicino che nel valorizzare le proprie. 
			
			Fortunatamente questa attività 
			si rivolge di regola ad argomenti leggeri e diviene occasione per 
			arricchire il patrimonio di esperienza anziché per episodi dolorosi 
			pur se consacrati dalla poesia di Dante e di Shakespheare. 
			
			I fotoamatori non mancano di 
			dare il loro robusto contributo (si pensi alla diatriba tra fautori 
			del digitale e fautori della fotografia chimica). E nei ruggenti 
			anni '50, quando l'Italia, reduce da una guerra sanguinosa, 
			riscopriva i modesti piaceri dell'esistenza e si avviava verso 
			quello che fu chiamato miracolo economico, i tifosi di Bartali si 
			contrapponevano ai tifosi di Coppi, gli utenti della Vespa a quelli 
			della Lambretta, gli utenti della Rollei a quelli della Leica. 
			
			Pochi potevano permettersi di 
			possedere entrambi gli apparecchi e i transfughi dall'uno all'altro 
			schieramento davano indietro il vecchio corredo a parziale copertura 
			del costo del nuovo, salvo a deprecare la scelta compiuta. 
			
			Non è questa la sede per 
			richiamare diffusamente i contrapposti argomenti  utilizzati in un 
			dialogo tra sordi; basta ricordare che un rullo da 12 pose di medio 
			formato offre palesi vantaggi al dilettante che sviluppa in proprio 
			mentre un caricatore da 36 consente al fotoreporter di  affrontare 
			la giornata lavorativa senza troppo timore di restare con 
			l'apparecchio scarico proprio nel momento in cui si presenta la 
			situazione che dà un senso al servizio. 
			
			E’ invece interessante valutare, 
			ora che la fotografia chimica rischia di essere emarginata, quale 
			fra i due sistemi  abbia maggiori prospettive di sopravvivere nel 
			medio periodo e di essere modificato per adattarsi alla fotografia 
			su supporto elettronico, mettendosi in concorrenza con gli 
			apparecchi progettati per la fotografia digitale. 
			
			Il primo filone d’indagine deve 
			svolgersi sotto i distinti profili, dell’utilizzo del materiale da 
			tempo nelle mani dei fotografi, siano essi amatori o 
			professionisti,  della realizzazione di nuovi prodotti nei quali la 
			moderna tecnologia è applicata ad un progetto di base ampiamente 
			collaudato. 
			
			Al primo quesito la risposta è 
			agevole: fino a quando vi sarà disponibilità di pellicola amatori e 
			professionisti continueranno a portarsi dietro, magari come macchina 
			di appoggio, sempre pronta a dare il meglio di sé pur in mancanza di 
			pile di scorta, quella Rollei o Leica che fa parte del loro corredo 
			ed è ancora in grado di effettuare migliaia di scatti con una 
			manutenzione minima. 
			
			Più difficile è dare una 
			risposta al secondo quesito poiché gli apparecchi fotografici 
			vengono realizzati tenendo d'occhio il mercato e rendere moderno un 
			modello risalente nel tempo è più costoso che progettarne uno 
			completamente nuovo, senza alcuna limitazione di forma e di dettagli 
			tecnici. 
			
			Come appassionato rolleista devo 
			riconoscere che la biottica è un sistema autosufficiente ma anche 
			chiuso, i margini di perfezionamento sono ridottissimi e soprattutto 
			ipotetiche migliorie dell’ottica o della meccanica non possono in 
			pratica influire sul risultato finale.  La Rollei è perfetta così 
			come è; si potrà discutere all’infinito se sia meglio una 2,8 F o 
			una FX, una Weitwinkel o una FW ma la foto ottenuta appalesa la sua 
			origine Rollei e nessun altro apparecchio sarebbe in grado di 
			farla meglio. 
			
			La Leica soddisfa quel giocatore 
			di meccano che sonnecchia in  ogni dilettante. 
			
			Un corpo Leica dà il meglio di 
			sé in quanto equipaggiato con vetri originali ma può ospitare anche 
			ottiche a vite o con baionetta non originale di qualsiasi marca  
			e questo, specie per le focali estreme che si usano ogni tanto, 
			consente di arricchire il proprio corredo senza un esborso 
			eccessivo. Gli stessi vetri Leica possono essere usati su 
			apparecchi meno blasonati, anche digitali, con risultati superiori ad 
			ogni aspettativa. 
			
			E la felice esperienza della 
			Cosina con la Epson RD1 fa sperare in risultati ancora migliori 
			quando farà finalmente la sua apparizione sul mercato la nuova Leica 
			M8. 
			
			E la Rollei? 
			
			La digitalizzazione della 
			biottica è sicuramente possibile ma le uniche Rollei che abbiamo 
			visto fino ad ora sono delle compatte sicuramente graziose e magari 
			particolarmente buone in relazione ad altri apparecchi dello stesso 
			segmento ma pur sempre compatte. Sarà ben difficile che qualcuno 
			voglia investire i capitali necessari per realizzare un dorso 
			digitale per la biottica poiché si deve riconoscere che sensori di 
			modeste dimensioni se la cavano benissimo, almeno per la maggior 
			parte del lavoro corrente, il progresso è continuo e non è 
			detto che le meravigliose ottiche della Rollei diano il meglio di sé 
			anche su un supporto diverso dalla pellicola. 
			
			Conclusione: la Rollei classica 
			resterà sempre se stessa e questo in fondo a noi rolleisti puri non 
			dispiace affatto. 
			 
			 
			
          Altair 
           
           
            
            
			
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